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IBU ricorda John Mayall, il Leone di Manchester

Italian Blues Union in questo sad blues day ricorda uno dei più grandi bluesman dei nostri tempi che il 24 luglio 2024 ci ha lasciato: John Mayall.

Se n’è andato John Mayall, il Leone di Manchester, il vero mentore, insieme a Alexis Korner, del blues britannico, colui che ha messo le basi per lo sviluppo di una nuova scena inglese, ancora prima che i Beatles e Rolling Stones cominciassero a calcare le scene. Anzi fu proprio in quei localini londinesi dove pochi iniziati della sua corte suonavano il blues che si fecero le ossa personaggi come Keith Richard, Mick Jagger e Brian Jones.

I Bluesbreakers furono la sua band storica, una formazione aperta all’interno della quale suonò il meglio della crème musicale inglese che poi con il beat avrebbe formato band storiche che avrebbero tenuto alto il nome del blues.

Uno fra tutti, il più celebre e il più grande, fu Eric Clapton che, fuggito dagli Yardbirds già sul punto di commercializzarsi, si unì a Mayall per girare in lungo e in largo l’Inghilterra e per mettere su disco quel capolavoro che fu Bluesbreakers with Eric Clapton un lavoro ancora oggi di una forza e di una freschezza inimitabili. Ma nei Bluesbreaker, a dimostrazione di come John Mayall fosse un punto di riferimento, si unirono anche, per un certo periodo, Peter Green, Mick Taylor, John McVie e tanti altri.

Musicista di culto per tutti gli Anni Sessanta, cedette a un blues un po’ più commerciale nella decade successiva, quando si trasferì a Los Angeles seguendo le sirene americane, ma anche qui continuò a produrre e registrare dischi che nel corso della sua vita furono una sessantina, mal contati, perché in questo conto non rientrano gli album dal vivo e le partecipazioni. Tra questi, oltre al lavoro con Clapton, si ricordano piccoli capolavori come Empty Rooms, Jazz Blues Fusion, Movin On, e Ten Years Are Gone. Anche negli Stati Uniti ebbe un ruolo importante a lanciare bluesmen come Larry Taylor e Blues Mitchell.

A suo stesso dire non riusciva a smettere di suonare perché il blues rappresentava la sua vita, era la colonna sonora della gente normale, quella che lavora e deve fare i conti tutti i giorni con la propria sopravvivenza. Ha continuato fino a ieri quando ci ha lasciato a quasi novantuno anni. Li avrebbe compiuti il prossimo 29 Novembre.

Roberto Caselli

(Foto courtesy Torrita Blues – 1998)

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